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Pubblicazione : 19/05/2017
Censis: gli italiani e il cibo: un rapporto pragmatico ma anche spreco e povertà
In occasione di “Tuttofood” il Censis ha reso noti i dati di una ricerca sui consumi e sulle abitudini alimentari degli italiani. Il quadro è quello di una popolazione «pragmatica» e «oltre le ideologie» in cui coesistono oltre 6 milioni di salutisti e 1,9 milioni di appassionati di cibi nocivi per la salute. Tra questi due estremi, il mondo: dai vegetariani e i vegani agli appassionati dello scatolame e dei surgelati; dai fautori dei prodotti tipici agli sperimentatori di nuove diete e di “altre” cucine. Poco meno di quattro milioni coloro che tra i valori d’uso del cibo collocano ai primi posti la convivialità e la “potenzialità relazionale”. I dati sui quali riflettere di più però sono quelli sullo spreco e sulla povertà alimentare. Sono complessivamente 36 milioni gli italiani che buttano il cibo avanzato in tavola o rimasto inutilizzato oltre la data della scadenza (4,9 milioni lo fanno regolarmente). Lo spreco alimentare è trasversale alla società, ma sprecano di più i millennial (80,2%), le persone laureate (78,3%) e i benestanti (72,7%). Sono, invece oltre due milioni le famiglie italiane in condizione di povertà alimentare, cioè che possono spendere per generi alimentari risorse inferiori rispetto a una soglia standard accettabile. La povertà alimentare è più diffusa al Nord-Est (il 9,2% delle famiglie) e al Sud (9%), tra i nuclei con capofamiglia straniero (il 14,1% contro il 7,5% di quelli con capofamiglia italiano). E colpisce di più le famiglie dei millennial (il 14%) rispetto a quelle dei baby boomer (8,3%) e degli anziani (6%). Sommersa, troppo spesso nascosta per vergogna, la povertà alimentare è un fenomeno sociale diffuso e crescente nel tempo anche nel cuore delle aree più benestanti del Paese. L'aumento in dieci anni delle famiglie a cui capita di non avere soldi sufficienti per mangiare in alcuni periodi dell'anno è stato pari a +57% (ovvero 800.000 nuclei familiari in più, pari oggi a 2,2 milioni). E le famiglie che non possono permettersi un pasto a base di carne o pesce almeno una volta ogni due giorni sono aumentate dell'87% (1,4 milioni di nuclei familiari in più. Approfondisci