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Pubblicazione : 02/02/2018
La vicinanza della Chiesa ai lavoratori e al lavoro come motore di sviluppo

In Vaticano un vertice sindacale sulla centralità del lavoro

"Il lavoro e i lavoratori al centro dello sviluppo umano integrale sostenibile e solidale".

Questo il titolo della due giorni che il Dicastero per la promozione dello sviluppo umano integrale ha organizzato nel novembre 2017, celebrando il cinquantesimo anniversario dell’Enciclica “Populorum Progressio”.

Gli oltre 300 dirigenti sindacali presenti, provenienti da tutto il mondo, hanno richiamato intellettuali, capi di impresa, società civile, soggetti datoriali, organizzazioni internazionali e governi ad agire solidaristicamente per uno sviluppo umano integrale, inclusivo e sostenibile.

Gli esiti delle due giornate di discussione sono riassunti in una dichiarazione sulla pace, la democrazia e i diritti umani che riconosce il posto centrale dell’essere umano, il diritto a un lavoro dignitoso e a norme internazionali sul lavoro per tutti.

La dichiarazione servirà come base alla negoziazione di un nuovo contratto sociale tra governi, imprese e lavoratori. Sono stati convenuti i seguenti principi:

  • la libertà sindacale e la contrattazione collettiva sono diritti umani fondamentali;
  • la campagna mondiale sui salari lanciata dai sindacati è essenziale per garantire che nessun lavoratore abbia remunerazioni inferiori a quelle che permettano una vita dignitosa;
  • una protezione sociale universale e la garanzia di servizi pubblici essenziali sono fondamentali;
  • gli estremismi politici, la xenofobia, il razzismo e ogni forma di esclusione devono essere rifiutate se vogliamo servire il bene comune;
  • l’intensificazione dell’automazione e dell’individualizzazione, della precarietà, della disoccupazione di massa, della povertà e dei fenomeni di esclusione e rifiuto degli individui mette in pericolo la «casa comune». Queste tendenze pongono sfide importanti a tutti gli attori sociali e istituzionali, in particolare al mondo del lavoro.

Testo integrale della dichiarazione

La Chiesa torinese vicina ai lavoratori Embraco

Tornano alla mente i principi di questa dichiarazione guardando quello che accade vicino a noi, a Riva presso Chieri dove i 500 lavoratori dell’Embraco che rischiano di perdere il lavoro perché l’azienda sta delocalizzando in Slovacchia, sono in presidio dal 26 ottobre scorso.

Con loro, il 9 gennaio scorso anche l’Arcivescovo di Torino Monsignor Cesare Nosiglia che richiamando il primo articolo della nostra Costituzione «l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro» si è domandato «che democrazia è una nazione che non garantisce i posti di lavoro e non ne crea di nuovi per chi non ce l’ha?»

«Deve essere dunque chiaro – ha sottolineato Nosiglia - a tutti, dalle forze politiche e istituzionali alle componenti industriali alla stessa Chiesa e a tutte le componenti sociali, che senza il lavoro per tutti non ci sarà mai dignità per tutti, democrazia per tutti, giustizia, diritti per tutti, solidarietà per tutti».

L’arcivescovo ha quindi invitato «quanti hanno la responsabilità di questa azienda, il Ministero del Lavoro, la Regione e gli Enti locali, il mondo del lavoro unito, a fare in modo che non venga meno in questo territorio una realtà così importante per il bene comune come è questa azienda, che ha garantito per tante famiglie e persone una vita serena e sicura fondata sull’impegno di tutte le sue componenti».

«Si cerchino dunque – ha concluso - le vie più adeguate per mantenere a tutti i lavoratori il posto di lavoro: questo deve essere considerato il primo indispensabile obiettivo da perseguire con il massimo impegno»

Testo integrale del discorso dell’Arcivescovo

Qui di seguito la testimonianza di un lavoratore Embraco raccolta a Torino il 4 dicembre scorso (GRP televisione, 5/12/2017)