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Pubblicazione : 08/04/2016
Torino: seconda città europea dell'innovazione sociale
Sono arrivate a inizio aprile 2016 importanti notizie per la nostra città che ha conquistato la ribalta europea per la sua capacità di sviluppare innovazione: con il claim “Il luogo dove le idee prendono vita” Torino ha raggiunto la vetta europea dell’innovazione, certificata dalla Commissione UE e dal Comitato delle Regioni che le hanno assegnato  il secondo posto dopo Amsterdam, nella classifica delle Capitali europee dell’innovazione, . A Torino è stato riconosciuto il merito di aver saputo creare modelli di innovazione aperta che sostengono le start up nel settore sociale e di aver creato nuove opportunità nell’innovazione urbana: nel 2015 sono nate nell’area metropolitana 78 start up un vero e proprio ecosistema che sviluppa nuova economia.

Non dimentichiamoci dei poveri

Più o meno in contemporanea è uscita un notizia Ansa piuttosto allarmante: L’Italia è il Paese europeo con il numero più elevato di persone che vivono in “gravi deprivazioni materiali”. E’ quanto emerge dai dati Eurostat relativi al 2015, che segnalano una discesa sensibile del numero di poveri in Europa, ma solo marginale in Italia. In Italia ci sono quali 7 milioni di persone che vivono in condizioni di povertà conclamata. Cosa c’entra l’innovazione con la povertà? L’innovazione è un grande stimolo per avviare un serio ripensamento sulle strategie per permettere ad un numero sempre maggiore di persone di stare bene e stare meglio. Coniugare innovazione e lotta alla povertà è una grande sfida: se troveremo soluzioni per chi sta peggio, saremo capaci di trovare soluzioni per tutti. Per un Paese come l’Italia la crescita è una sfida da realizzare attraverso la riduzione delle diseguaglianze che sono  il primo vero ostacolo allo sviluppo economico e sociale, è la grave questione su cui occorre far convergere sforzi, Papa Francesco non perde occasione per ricordarcelo.

Stare meglio in tanti

Le persone stanno bene quando hanno un reddito congruo, quando hanno fiducia nelle istituzioni e nel mercato, quando si sentono supportate in momenti di difficoltà, quando si sentono libere di prendere delle decisioni, quando possono esprimersi con generosità. Se investiamo nel benessere sociale saremo più produttivi e più coesi. La coesione sociale impegna le forze sociali nel loro complesso affinché sempre più persone possano stare bene e stare meglio: una società slabbrata non è nelle condizioni di accogliere e includere i suoi cittadini più fragili. Le crisi continue che ci attraversano da un lato esasperano le necessità primarie (casa, reddito, salute, occupazione, istruzione), dall’altro fanno emergere nuovi bisogni essenziali che vanno soddisfatti perché le persone possano non solo sopravvivere ma stare bene: relazioni attive, scambi, presenza di condizioni di credito e fiducia. Vogliamo una Torino che sappia produrre benessere durevole e di sostanza per i propri cittadini, anche i più fragili, anche quelli che stanno ai margini, anche i nuovi arrivati. Potremmo pensare ad una Chiesa che traina la città verso un’innovazione che mette al centro la giustizia e le relazioni, quelle in carne ossa, quelle che occupano tempo e spazio, (non quelle virtuali)?