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Pubblicazione : 25/03/2017
Una ricerca ANCI, ANG, Fondazione IFEL sull'innovazione sociale nei Comuni italiani
È stata presentata il 21 marzo scorso una ricerca sul tema innovazione sociale nei Comuni realizzata da ANCI, Agenzia Nazionale Giovani e Fondazione IFEL finalizzata a comprendere come i Comuni si possono avvicinare all’innovazione sociale. Sono stati intervistati 40 testimoni privilegiati e sono stati coinvolti a vario titolo oltre 200 tra assessori, esperti e innovatori; sono stati mappati otre 1.000 progetti su tutto il territorio nazionale. Il quadro che emerge è «dinamico e complesso» e in esso l’innovazione sociale «inizia a modificare processi decisionali locali e politiche urbane». Partendo dall’assunto secondo il quale «l’innovazione sociale nasce laddove esistono aree di bisogno che non trovano risposta adeguata nel pubblico e nel privato» la ricerca analizza ciò che accade relativamente ai bisogni primari: mangiare, abitare, lavorare, muoversi e partecipare. Ne emerge è un articolato puzzle del cambiamento fatto di nuove forme organizzative, progetti e soluzioni già attive in diversi comuni italiani, alcune nate dal tessuto associativo, altre sulla spinta dei cittadini, degli innovatori, giovani e meno giovani, o dall’industria; molte altre stimolate da politiche pubbliche o da organizzazioni di produttori e consumatori. Anche i modelli di sostenibilità messi a punto dai diversi progetti sono piuttosto eterogenei: sia va dalla prevalenza di lavoro volontario e cittadinanza attiva, alla sponsorizzazione di aziende profit, al modello grant making, fino ad arrivare alle imprese sociali e alle start up innovative a fini sociali. I Comuni sostengono queste esperienze in diversi modi e con diverse forme (cessione di spazi, messa a disposizione di personale e risorse economiche), ma  «soprattutto – si legge - stanno cercando gli innesti per innovare le politiche» modificando il proprio approccio (dimensione dell’ascolto), sostenendo la diffusione delle pratiche innovative e adottando una logica di co-creazione, orientata alla messa a valore delle esperienze». Nella terza parte, la Ricerca esamina il percorso che ha portato l’innovazione sociale al centro dell’agenda politica, dapprima europea e poi nazionale: «una politica nazionale capace di supportare e alimentare le innovazioni sociali è stata interpretata privilegiando la dimensione economica che a questa sottende e andando a cercare, in startupper e terzo settore, un potenziale rilancio delle economie locali». Al fine di evidenziare che oggi l’innovazione sociale anche in Italia è in una fase nuova che include anche le politiche del lavoro, le politiche sociali e le politiche urbane, le autrici della ricerca descrivono il “caso Puglia”: tre esperienze in cui, a partire dalle politiche giovanili, un ente pubblico, attraverso le proprie politiche, ha agito il paradigma dell’innovazione sociale supportando  gli attori che la sperimentano. L’ultima parte della Ricerca – prima delle raccomandazioni finali - è dedicata al ruolo degli attori intermedi e della finanza locale, la cui presenza può fare la differenza in termini di velocità, modalità e occasioni di cambiamento