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Pubblicazione : 10/01/2018
Rapporto Censis 2017: Italia tra ripresa e rancore

I dati di sintesi della ripresa

  • Consumi: +13%,
  • Esportazioni: +4,3%,
  • Investimenti privati: +4,6%,
  • Produzione industriale: +4,1%
  • Occupati: +1,4%.

Mancano all’appello, in questo trend positivo, gli investimenti pubblici che ancora oggi si attestano al di sotto dei livelli pre-crisi (30% in meno) e crescono poco le retribuzioni (+0,5%).

Gli assi portanti della ripresa

Industria: la produzione industriale nel 2017 ha fatto registrare un +2,3%. Il risultato migliore di tutta l’Ue. Il comparto manifatturiero ha recuperato efficienza, prestazioni e produttività dopo i duri anni della crisi.

Export: soprattutto per quelle «filiere che brillano nelle catene globali del valore»: nel 2016. Le aziende italiane che hanno esportato sono state 215.708, soprattutto nei comparti moda, alimentare, design nell’arredo e macchine utensili, che stanno ritrovando anche il mercato italiano (anche questo è un segno della ripresa: le aziende investono e rinnovano gli impianti)

Turismo: 117 milioni di arrivi e 403 milioni di presenze nel 2016. Entrambi i dati sono in aumento (+35,8% e +23,3% rispettivamente), Colpiscono i dati relativi al settore extra-alberghi.

Il 78,2% degli italiani si dichiara molto o abbastanza soddisfatto della vita che conduce.

Il «quieto andare della ripresa», di cui si legge nel Rapporto, si concretizza nel già citato aumento dei consumi (la spesa delle famiglie è aumentata di 42,4% miliardi di euro, il 4% in termini reali), che vengono orientati alla «riconquista del benessere soggettivo e della buona qualità della vita» dopo i duri anni della crisi.

Nell'ultimo anno gli italiani hanno speso 80 miliardi di euro per la ristorazione (+5% nel biennio 2014-2016), 29 miliardi per la cultura e il loisir (+3,8%), 25,1 miliardi per la cura e il benessere soggettivo (parrucchieri 11,3 miliardi, prodotti cosmetici 11,2 miliardi, trattamenti di bellezza 2,5 miliardi), 25 miliardi per alberghi (+7,2%), 6,4 miliardi per pacchetti vacanze (+10,2%). Dopo gli anni della drastica riduzione dei consumi, torna il primato dello stile di vita e del benessere soggettivo, dall'estetica al tempo libero. La somma delle piccole cose che contano genera la felicità quotidiana: è un coccolarsi di massa che viene pagato con il digitale (acquisti on-line), ricorrendo al low cost e anche con il «neo-sommerso»: nell'ultimo anno 28,5 milioni di italiani hanno acquistato in nero almeno un servizio o un prodotto.

Trascinamenti inerziali da maneggiare con cura

Così il Rapporto Censis definisce i nodi problematici, che ostacolano il consolidamento della ripresa.

Il fantasma del declassamento sociale. Nella percezione diffusa in tutti i ceti sociali non esiste mobilità sociale ascendente (non si può «salire la scala sociale») mentre è molto frequente la mobilità discendente. Si aggira dunque per la società italiana il fantasma del declassamento sociale che è «tratto caratteristico della psicologia dei millenials». Da questo «fantasma» ci si difende marcando le distanze dall’altro, dal diverso ed esplicitando sentimenti negativi rispetto alle migrazioni.

Un Paese che si rimpicciolisce. Nel 2016 la popolazione italiana è diminuita di 76.106 unità, dopo che già l’anno precedente aveva fatto registrare un calo di 130.061 unità; calano anche il tasso di natalità (7,8 per 1.000 residenti) e il numero di neonati (ormai costantemente al di sotto dei 500.000 neonati all’anno) mentre le coorti più giovani vedono una continua riduzione del loro peso demografico sul totale della popolazione (oggi sono solo 20,8 milioni, cioè il 34% della popolazione) e ciò non garantisce più il ricambio generazionale, oltre a mettere in crisi la creatività, la produttività e la sostenibilità di un sistema-Paese.

Manca la visione strategica dei flussi migratori. L’Italia è il Paese europeo in cui tra i migranti provenienti da Stati terzi è più bassa in assoluto l’incidenza di persone che hanno titoli di studio elevati (solo l’11,8% degli stranieri è laureato, a fronte di un dato Ue del 28,5%). Sono inoltre molto pochi coloro che svolgono lavori altamente qualificati.

Nel 2016 l’Ue ha rilasciato 52.000 carte blu, permessi di soggiorno per lavoratori altamente qualificati e per ricercatori, quelli rilasciati in Italia sono stati 1.288 (2,5% del totale): l’Italia attrae soprattutto giovani con bassi livelli di istruzione e con bassi livelli di competenza, eppure di migrazioni si parla soltanto «per gestire la doverosa fase emergenziale dell’accoglienza» e nel discorso pubblico, quando si parla di migrazioni prevale il «timore di un’apocalisse culturale» e di perdita di identità, a discapito dei dati e degli argomenti puramente razionali.

Manca la forza propulsiva per costruire una visione condivisa di futuro.  Nelle fasce d'età più giovani (gli under 30) i vecchi miti appaiono consumati e stinti, soppiantati dalle nuove icone della contemporaneità. Nella mappa del nuovo immaginario i social network si posizionano al primo posto (32,7%), poi resiste il mito del «posto fisso» (29,9%), però seguito a breve dallo smartphone (26,9%), dalla cura del corpo (i tatuaggi e la chirurgia estetica: 23,1%) e dal selfie (21,6%), prima della casa di proprietà (17,9%), del buon titolo di studio come strumento per accedere ai processi di ascesa sociale (14,9%) e dell'automobile nuova come oggetto del desiderio (7,4%). Nella composizione del nuovo immaginario collettivo il cinema è meno influente di un tempo (appena il 2,1% delle indicazioni) rispetto al ruolo egemonico conquistato dai social network (27,1%) e più in generale da internet (26,6%). Non è polvere di immaginario, ma lo spirito dei tempi: il punto da cui ripartire per ritrovare una direzione di marcia comune.

Risentimento e sfiducia nei confronti della politica. L'84% degli italiani non ha fiducia nei partiti politici, il 78% nel Governo, il 76% nel Parlamento, il 70% nelle istituzioni locali, Regioni e Comuni. Il 60% è insoddisfatto di come funziona la democrazia nel nostro Paese, il 64% è convinto che la voce del cittadino non conti nulla. A corollario di questi dati, non deve sorprendere il ritrovato vigore di populismi e sovranismi diffusi in particolare nei gruppi sociali maggiormente colpiti dalla crisi, dalla rivoluzione tecnologica e dalla globalizzazione.

Riscoprire i luoghi del confronto politico  Per superare questi trascinamenti inerziali è necessario, ha detto il presidente del CNEL, Tiziano Treu, durante la presentazione del Rapporto «superare il mito negativo della disintermediazione» ridando forza a nuove forme di aggregazione e di partecipazione democratica, richiamando la politica alle sue responsabilità e riscoprendo i luoghi istituzionali come naturale sede di un confronto politico, pacato e argomentato.

Per approfondire

http://www.censis.it/home